Baccanera, Viaggio nel mondo del vino

I MIEI VINI DEL 2014

Ed eccomi arrivato alla fine di un altro anno di sacrosante bevute, alcune eccellenti, molte buone o di medio livello e altre (a dire la verità poche) che mi hanno deluso.

Mi è venuto quindi naturale fare un riassunto dei migliori assaggi, ma la difficoltà di sceglierli, anche in funzione della notevole diversità della tipologia dei vini, mi ha fatto capire che non potevo fare solo una semplice classifica.

Ho deciso quindi di parlare dei ‘fuoriclasse‘, vini che per loro stessa natura e/o per la bravura del produttore si distinguono nettamente dagli altri. Spesso vanno ‘attesi’ e hanno costi di produzione alti, perchè in vigna viene fatta una attenta selezione delle uve e le viti magari vecchie hanno rese bassissime, mentre in cantina vengono utilizzati lieviti selezionati e affinati per anni nel legno. Oppure è stata fatta la scelta biologica o biodinamica nella conduzione del vigneto e della cantina …in ogni caso sono vini mediamente costosi.

Ci sono poi i vini dal sorprendente ‘rapporto qualità-prezzo‘, che devo ammettere sono i miei preferiti. Perchè non mi piace svenarmi per una bottiglia di vino, anche se buono, perchè ho sempre il dubbio se certi vini valgano il prezzo pagato ……
Per fortuna in Italia questo rapporto è particolarmente buono e, ad eccezione delle denominazioni più blasonate, la scelta è molto ampia e si ha spesso modo di raccontare una zona, una Doc o un vitigno non conosciute a molti appassionati che tendono a ritornare sempre sugli stessi vini e sulle stesse regioni, tipicamente Toscana e Piemonte.

Infine un’ultima classifica riguarda le ‘sorprese‘, vini e produttori che spesso non ho ritrovato in nessuna guida, ma che mi hanno sorpreso per una o più caratteristiche.
Alcuni di questi vini e le sensazioni che mi hanno trasmesso me le ricordo anche a distanza di molto tempo.
Perchè il vino, il buon bere (responsabile e consapevole) è innanzitutto gioia, condivisione e passione.

I FUORICLASSE

Furore Bianco Fiorduva Costa D’Amalfi Doc (2012) – Marisa Cuomo
Composto dagli autoctoni campani Fenile, Ginestra e Ripoli da un produttore campano di grande qualità.
L’ho assaggiato in occasione del Food and Wine Festival di Milano e nonostante fosse l’ultimo di una lunga serie di interessanti bevute (….e la mia lucidità fosse ormai ridotta ad un lumicino!!!) la sua personalità nel bicchiere mi ha subito impressionato.
Profumi intensi di frutta a polpa gialla e ginestra, sorso bilanciato tra potenza alcolica, freschezza e salinità da vendere.
Un bianco di grande classe.

Montiano Doc (2004) – Falesco
Assaggiato durante una bellissima verticale e alla presenza di sua maestà Riccardo Cotarella, il 2004 si è rivelato vino di potenza, opulenza e grinta, un peso massimo dalla sagoma ingombrante, impossibile da ignorare.
Terreno vulcanico composto da lapillo e microclima influenzato dal vicino lago di Bolsena ne determinano i contorni, per poi lasciare il testimone alla morbidezza intrinseca del Merlot e all’uso sapiente del legno da parte del produttore.
E’ un vino che non delude mai.

Amarone della Valpolicella Docg (1993) – Bertani
‘Ci sono serate che è difficile dimenticare, soprattutto se passate degustando vini mitici in compagnia di persone che come te hanno la stessa passione’ così scrivevo in quel lunedì 3 marzo.
Due giorni prima l’Amarone di Bertani nell’annata 1993 ci aveva prima inebriato con i suoi profumi di prugna cotta, amarena sotto spirito, liquirizia, cioccolato e cuoio, poi infatuato con il sorso di straordinaria eleganza e potenza, tannini setosi, acidità ancora intatta e finale praticamente infinito.
Chapeaux.

Ben Ryé Passito di Pantelleria Dop (2012) – Donnafugata
Che si stia parlando del miglior passito italiano credo ne siamo tutti coscienti.
Anche in questo caso ho avuto la fortuna di assaggiare un vino di grande classe in compagnia di un amico sommelier in grado di apprezzare l’esplosione al naso di albicocca, confettura, miele di acacia, fichi secchi, fiori gialli, camomilla, note minerale e Dio sa cos’altro.
In bocca si esprime in un’avvolgente morbidezza controbilanciata da una buona spalla acida su un finale di commuovente lunghezza.
Un passito da sogno.

Insoglio del Cinghiale Igt (2012) – Biserno
Lo qui mi vado a pescare una grana, ma tanto gli intransigenti seguaci di Mondovino qui non ci saranno neanche arrivati a leggere.
Perchè hai voglia a considerarlo vino omologato, scontato, troppo morbido, troppo fatto per piacere ….
E infatti piace e molto e il prezzo è addirittura accessibile tanto che ero indeciso se inserirlo in questa o nella successiva classifica.
Fatto sta che il blend di Cabernet Franc, Syrah e Merlot creato da Michel Rolland si districa con classe tra note di peperone verde, liquirizia e frutta dolce.
Al palato ha una finezza gusto olfattiva di tutto rispetto e ottima corrispondenza con il naso.
Vino perfetto per una cena tra amici.

Pietro Gattinara Docg (2009) – Paride Iaretti
Anche questo vino è stato gustato in compagnia di amici con cui ho condiviso la sua perfetta corrispondenza con il vitigno Nebbiolo.
Vino inizialmente timido, dopo 10 minuti di riposo si è aperto su note di viola, spezie dolci, frutta nera cotta e una leggera affumicatura.
Sorso pieno, strutturato, con tannino teso e acidità sugli scudi.
E’ una valida alternativa al Barolo.

Sassicaia Bolgheri Doc (2009) – Tenuta San Guido
Per parlare di Sassicaia occorre conoscerne un po’ la storia, soprattutto quella del dopoguerra e in particolare degli anni ’60.
E’ un vino moderno capace di diventare un ‘classico’, carico di voglia di emergere e di portare modernità in un’Italia del vino molto diversa da quella attuale.
Apripista dei Supertuscans nel mondo, si fa apprezzare per la sua capacità di invecchiare ma al contempo in grado di essere pronto in pochi anni.
Il Sassicaia annata 2009 è innanzitutto classe ed eleganza, poi tanto frutto, humus e sottobosco.
In bocca è il tripudio di equilibrio e armonia tra le sue diverse componenti.
Come disse Veronelli ‘è vino eccelso’.

I RAPPORTO QUALITA’-PREZZO

Maso Reiner – Kettmeir
Primo e unico bollicine in classifica, anche questo assaggiato al Food and Wine.
Profumi spiccatamente fragranti e un crescendo di note di frutta fresca fanno da preludio alla classe, eleganza e finezza della bevuta, con le bollicine finissime a pizzicare piacevolmente il palato.
Un Pinot nero ricco, opulento e dalla qualità fine, ottimo sostituto ai soliti noti.

Salice Salentino Doc (2010) – Leone De Castris.
Questa Riserva 2010 mi ha impressionato per diversi motivi.
Al naso è un vero uragano di sensazioni olfattive, dove prevale la frutta in confettura, poi si apre alle spezie dolci, a delicate note minerali e di tabacco, su un finale leggermente vegetale.
In bocca si fa strada prima la morbidezza data dall’alcol e dalla glicerina, poi subito parte il lavoro dei tannini, che si percepiscono senza essere invasivi.
Un ottimo vino di un serio produttore.

Oppidum Moscato di Terracina Doc (2012) – Sant’Andrea
Potrebbe anche essere un vino sorpresa ma lo sarebbe solo per me. Navigando in rete si capisce come sia già apprezzato da tempo per il suo naso tipicamente aromatico, erbaceo e vegetale, con miele di acacia, albicocca e canditi sullo sfondo e con un palato secco, teso, nitido, piacevolmente amarognolo, con in primo piano gli agrumi e una nota di macchia mediterranea molto caratterizzante.
Vino fuori dai soliti schemi.

Chianti Classico Riserva Rancia Docg (2009) – Felsina
Alla cena degli auguri di Natale è comparso dal nulla, anzi dalle sapienti mani dell’amico Stefano.
Il naso si dirige su un principio di note terziarie (pelle), per poi virare deciso sulla frutta nera e rossa, spezie e caffè tostato.
In bocca entre deciso, poi fa sentire tutta la sua corposità e struttura.
Un vero peso massimo con aspirazioni da campione.

Amedeo Bianco di Custoza Superiore Doc (2013) – Azienda Agricola Cavalchina
Questo Bianco di Custoza è il classico esempio di quanto possa essere semplice, immediato e senza sbavature un vino che ha fatto solo acciaio.
Bouquet di agrumi e minerale, in bocca è secco, scattante, sapido.
Vino senza incertezze e di ottima fattura.

Verdicchio dei Castelli di Jesi Doc (2013) – La Staffa
La Staffa è una giovane azienda a conduzione biodinamica che si è già guadagnata la ribalta per lo meno tra gli addetti ai lavori per questo Verdicchio dai profumi di fieno e agrumi, la bocca piena e appagante.
Probabilmente il vino dal miglior rapporto qualità-prezzo che abbia assaggiato nel 2015.

Costera Cannonau di Sardenga Doc (2010) – Argiolas
Non poteva mancare in questa classifica un prodotto tipicamente sardo come il Cannonau. Sardegna che anno dopo anno sta alzando progressivamente il suo livello qualitativo medio. Lo dimostra questo Cannonau che pur adottando uno stile moderno sa imprimere alla bevuta territorialità e tipicità.
Olfatto giocato su cioccolato, liquirizia, rosa appassita, prugna e tabacco.
Il sorso è pieno e rotondo e con un finale lunghissimo.
E’ un vino che sa coniugare modernità e tradizione.

LE SORPRESE

Cellarino Barbera d’Asti Docg (2012) – Franco Roero
Ci sono i produttori che inseguono i principi della biodinamica nella conduzione della propria azienda per inseguire la moda, poi ci sono quelli che ci credono davvero, poi ci sono quelli che lo facevano già in tempi non sospetti.
E poi ci sono quelli come Franco Roero, per loro è talmente naturale da non provare neanche a pubblicizzarlo o cercare di ottenere una certificazione ‘sulla carta’.
Vigne di trent’anni, basse rese, lotta integrata, totale assenza di diserbanti, utilizzo dei soli lieviti autoctoni, ne fanno un barbera dallo stampo classico, dal naso di prugna, cannella e liquirizia e dal sorso di una opulenza intrigante e che non stanca il palato.
Un Barbera raffinato e di carattere.

Grechetto Igt (2012) – Cantina Novelli
Quando una azienda decide di investire tempo e soldi in ricerche e sperimentazioni i risultati prima o poi arrivano.
Nel caso specifico la creazione di alcuni biotipi utilizzati in vigna hanno dato risultati eccellenti.
Il Grechetto ha uno stile preciso, sicuro e caratteristico, che parte da un olfatto di ginestra, mela e pesca e un palato che si scopre sorbevole, intrigante, nervoso.
Un validissimo vino da tutti i giorni dalla elevata qualità media.

Famoso Grottino Marche Bianco Igt (2013) – Azienda Agricola Bruscia
La sorpresa talvolta rigurada sia il produttore che il vino e il vitigno utilizzato.
Bruscia è un piccolo ma bravissimo produttore marchigiano che ha avuto l’intuizione e il coraggio di vinificare in purezza un vitigno autoctono della zona ed oggi quasi scomparso.
Il Famoso è un vitigno semiautomatico dalle notevoli potenzialità.
Al naso rimanda ai profumi del moscato, mentre in bocca si esprime su toni di freschezza e salinità.
È un vino che sa distingersi dai soliti bianchi.

Rosso Conero Campofiorito Doc ( 2011) – Fattoria Lucesole
Nonostante la buona crescita degli ultimi anni la denominazione Rosso Conero ha a mio avviso potenzialità ancora parzialmente inespresse.
Lo dimostra questo Rosso Conero sorprendente per l’olfatto intenso e complesso di frutta nera e rossa, di macchia mediterranea, mentre sul palato è pieno, succoso e appagante.
Un Rosso Conero che va oltre le mode.

Finisce qui la mia personalissima classifica.
Sperando di non avervi troppo annoiato auguro ai lettori di Baccanera un sereno e felice 2015.

Postato 30th December 2014 da